Contaminazione tra arte, design e architettura  

Giorgia Dennerlein disegna il nuovo volto per le terrazze del palazzo Alda Fendi

L’energia primitiva di Rhinoceros, palazzo dell’arte e quartier generale della Fondazione Alda Fendi al Velabro, ha letteralmente sostenuto la mano dell’architetto Giorgia Dennerlein, chiamata dai conti Ceglia Manfredi, nuovi gestori del ristorante e Lounge Bar sulle terrazze panoramiche, a imprimervi un proprio e riconoscibile accento. 

L’architetto, maestra nel gioco di contaminazioni tra arte, design e architettura, scrive un nuovo e sbalorditivo capitolo del roof, passato dall’essere uno spazio da recuperare a un luogo che la genialità di Jean Nouvel ha vestito di un rigoroso minimalismo per lasciar parlare la bellezza secolare del paesaggio circostante. Da qui si domina la città eterna, una Roma di cui è facile intercettare antichi passages di uomini e pachidermi portati in trionfo. 

L’eredità ambientale e architettonica è un’impronta che l’architetto Giorgia Dennerlein sviluppa in modo diacronico, considerandone cioè l’inevitabile evoluzione nel corso del tempo rispetto ai valori identitari e alle mutate esigenze. L’essenzialità come registro espressivo dell’edificio fa ora posto a una visione d’autore diametralmente opposta, tarata sul colore dominante della Fondazione Rhinoceros, il rosso, e cucita in modo da esaltare la ricerca contemporanea del direttore artistico Raffaele Curi, dove le terrazze si allineano allo sguardo non convenzionale dei padroni di casa e diventano l’ulteriore destinazione lungo il percorso di visita.

Monolite rosso

Nel Lounge Bar il bancone è un monolite rosso che si oppone allo skyline come un’installazione che pretende attenzione per la sua unicità. La rigida essenza si stempera ora nelle morbidezze e nella circolarità di poltroncine e divanetti MOROSO, ora nella contenuta stravaganza delle sedute Driade, una platea multiforme i cui pattern e colori tenui rimandano alle atmosfere coloniali e all’Africa dei rinoceronti. Stilosi gli sgabelli e i tavolini di TrabÀ

Il leggendario mammifero è il filo che attraversa tutto il concept, il totem stampato su un tappeto grande quanto l’estensione dell’area lounge. Attorno all’immagine del possente animale Giorgia Dennerlein costruisce un tempio di eleganza op art (Optical Art) dove l’illusione ottica si fa strumento di percezione spaziale, un movimento suggerito anche da tre tipi di tappeti con motivi geometrici disegnati da Loto Ad Project e fatti realizzare dall’artista turca Irem Incedayi per l’altana, prolungamento del ristorante.

Le pregiate tessiture dalle tonalità gialle e azzurre, senape, blu e salmone, sono la nuova pelle contemporanea che va a impreziosire un pavimento di coccio presto e rifulge sotto lanterne Pillow di RODA seminate lungo i muri. GUBI fornisce tavoli e sedute di Tropique Collection che l’illuminazione soffusa delle lampade TeTaTet di Davide Groppi dedica a piacevoli incontri en plein air, comunque al riparo di grandi ombrelloni Umbrosa

La vista è contesa su entrambi i fronti: la natura, le cupole e le antiche vestigia da una parte e il progetto di outdoor dall’altra, una visione che Giorgia Dennerlein ha costruito con pazienza, gradualmente, coagulando due bellezze diverse e assolutamente complementari. 

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