La domus era costruita attorno a un cortile centrale, l’atrio, con un’apertura sul soffitto o senza soffitto, per permettere al sole del Mediterraneo di penetrare all’interno. Le stanze principali della casa circondavano la corte, mentre le altre stanze e il giardino si trovavano sul retro. In questo modo, la domus stabiliva una connessione fluida tra interno ed esterno.

Il luogo migliore per ammirare una domus è senz’altro Pompei. Nel 79 d.C., l’eruzione del Vesuvio seppellì l’antica città romana di Pompei. Le case, così come molti dei suoi abitanti, si sono conservati nella pietra per secoli.
La tragedia vissuta dalla città ci ha permesso di avere una visione impareggiabile, seppur macabra, di come vivessero gli antichi Romani. “Non ritengo ci sia nulla di più interessante”, scriveva Johann Wolfgang von Goethe nel 1787, mezzo secolo dopo l’inizio degli scavi.

Oggi Pompei è un’enorme attrazione turistica. Nel 2019, prima della pandemia, ha accolto 3,8 milioni di visitatori. Purtroppo, proprio come accadde agli sfortunati abitanti di Pompei, questo comporta il rischio di rendere il sito un luogo statico, pietrificato nel tempo, in cui riflettere sul passato.
Oggi si cerca di contrastare questa stagnazione. Dapprima è stata organizzata una mostra nel 2017, Pompei@Madre, che, come ha raccontato la sua curatrice Stella Bottai, “ha indagato le possibili e molteplici relazioni tra patrimonio archeologico e ricerca contemporanea”.
Da qui è nato Pompeii Commitment, il primo programma di arte contemporanea a lungo termine presso il Parco Archeologico di Pompei, co-curato da Bottai. Inaugurato nel dicembre 2020, il programma comprende contributi digitali di vari artisti, una crescente collezione di arte contemporanea a Pompei e mostre fisiche. Una residenza digitale, attiva dallo scorso dicembre, invita artisti, designer e curatori a creare nuove opere da diffondere online.
“Desideriamo sollecitare professionisti con interessi e modi di lavorare diversi”, afferma Bottai.
Il primo gruppo comprende, tra gli altri, lo studio di design italiano Formafantasma, l’esperto norvegese di profumi Sissel Tolaas e l’artista americana Rose Salane, il cui lavoro analizza i sistemi che modellano la vita urbana. L’artista cinese Miao Ying, invece, sta lavorando a un romanzo a fumetti generato dall’intelligenza artificiale di ChatGPT, basato su testi che includono libri romani e storie antiche e moderne di Pompei.

Sempre a partire da Pompeii Commitment è nato anche l’Inventario, una serie di esplorazioni tematiche sulle impareggiabili collezioni archeologiche della città. “Lo definiamo un “museo potenzialmente transdisciplinare”, in grado di suddividere le materie archeologico in categorie tematiche e di documentarle attraverso la fotografia professionale”, spiega Bottai. Finora sono stati eseguiti 46 inventari, che hanno riguardato argomenti come i galli nelle rappresentazioni di Pompei, i manufatti rubati e restituiti e il pane carbonizzato.
“Pompei non è solo una collezione di rovine, ma una vera e propria banca dati, continuamente aggiornata da nuove scoperte e studi critici, comprese informazioni testuali, visive e materiali che documentano lo stile di vita quotidiano nel lontano passato e la fenomenologia del sito stesso nel suo presente”, afferma Bottai.
Alcuni di essi offrono un’affascinante visione di Pompei come città romana abitata. Ci sono vetri di finestre, calderoni da cucina, brocche per il vino e bilance. Alcune delle opere digitali presentate a Pompeii Commitment prendono in esame anche la vita quotidiana dei Romani. House of the Tragic Poet di Goshka Macuga, è un’animazione ambientata all’interno e all’esterno delle case di Pompei.
La parola domus costituisce la radice delle parole domestico e domicilio. Per le classi più agiate, la domus fungeva da abitazione, da luogo di lavoro e persino da luogo di culto, con santuari dedicati alle divinità domestiche. I Romani hanno ereditato il concetto di hospitium (ospitalità) dagli antichi Greci e le loro case ospitavano spesso cene a base di fiumi di vino in grado di far sfigurare le più mondane feste di oggi.

Molti ambienti di una domus – il tablinum (soggiorno), il triclinium (sala da pranzo) e i cubiculi (camere da letto) – rispecchiano quelli delle case moderne. A differenza di quanto facciamo noi, i Romani ornavano spesso le loro case con motivi elaborati e tinte esuberanti, con immagini di flora e fauna, divinità e putti, dipinti sull’intonaco. Goethe notò i “colori vivaci e allegri”, ben lontani dagli stili più semplici e puliti che l’interior design contemporaneo predilige. Ma alcune cose restano invariate.
I Romani acquistavano mobili in legno, bronzo e marmo, spesso disposti in modo scarno nella stanza per favorire il senso dello spazio. Proprio come i loro discendenti contemporanei, i ricchi Romani cercavano arredi finemente lavorati con cui valorizzare i loro ambienti interni. Pompeii Commitment cerca di portare alla luce e stringere i legami tra passato e presente.
“Per citare l’archeologo Salvatore Settis, il classico è un concetto del passato che si costruisce oggi, non intercettandone la staticità dei materiali, ma il dinamismo” , dice Bottai: Pompei può essere morta nel 79 d.C., ma rimane viva nello spirito dell’arte.
La Collezione
Il progetto della Collezione 2023 di Molteni&C, con l’art direction di Vincent Van Duysen, racconta la connessione tra interno ed esterno, tra intimità e condivisone, tra spazio privato e pubblico. Il modello sono le configurazioni domestiche delle antiche Domus Romane: elemento centrale della domus è la corte scoperta, da cui la casa riceve luce e acqua, raccolta in una vasca. Intorno alla corte, si dispongono gli altri ambienti, privati e pubblici. Il portico interno, o peristilio, ornato da colonne, delimita il giardino, destinato all’otium nella natura.


Casa, peristilio di Pier Giulio Magistretti, Milano 1931.
I richiami classici alla Domus romana si ritrovano anche nella collaborazione artistica con Roberto Ruspoli, che ha interpretato gli archetipi della Collezione. L’opera “Il Sogno di Virgilio” realizzata in esclusiva per Molteni&C e che fa da sfondo ai nuovi prodotti della Collezione 2023, rappresenta la stanza immaginaria del giovane poeta Virgilio, dove si formano le sue prime visioni poetiche. Un ambiente dove dagli intonaci cadenti e dalle crepe murarie riemerge la natura che entra con i suoi elementi, attraversando letteralmente il peristilio. Un capriccioso Zefiro si diverte a fondere il tutto.
“Il cuore pulsante torna ad essere la casa: concepita in una nuova veste, domestica, accogliente e rassicurante, diventa un luogo dove partecipare e condividere, al confine tra pubblico e privato. Una dimora dalla “nobile semplicità e quiete grandezza”, citando l’archeologo Winckelmann”, racconta Vincent Van Duysen
Mateo by Vincent Van Duysen
Vincent Van Duysen riconfigura il concetto di dining, donandole personalità con una nuova proposta di tavolo, disponibile in due configurazioni. Il tavolo, dotato di un piedistallo centrale dalla forma cilindrica e conica solcata in due nella verticale alla base, è disponibile in versione tonda o ovale rastremate sul bordo, adattandosi perfettamente ad ogni tipologia di ambiente. La base conica è realizzata grazie ad uno stampo per compensato curvo; l’accostamento delle due metà stampate disegna una fuga centrale aperta, conferendo alla base una personalità del tutto inaspettata.

Porta Volta by Herzog & de Meuron
La sedia Porta Volta by Herzog & de Meuron segna un nuovo capitolo nella collaborazione tra lo storico brand Molteni&C e lo studio di architettura di fama mondiale, partner di lunga data del Gruppo Molteni. La sedia Porta Volta evidenzia il rapporto tra la seduta imbottita e lo schienale rigido, elemento principale del design.
Lo schienale fluttuante segue il perimetro della seduta a formare una U, spingendosi in avanti per creare i braccioli, mentre una giunzione a pettine, formata da tre elementi a forma di U intrecciati, lo collega al telaio sottostante e alle gambe. Le gambe e lo schienale sono leggermente inclinati all’infuori, a creare un senso di stabilità ed assicurare extra comfort e maggiore supporto.

Tuscany by Naoto Fukasawa
L’acclamato designer giapponese Naoto Fukasawa presenta la sua ultima esplorazione nel campo della dimensione e della forma, presentando Tuscany, la chaise longue che segna un importante contributo al catalogo Molteni&C, evocando nuove suggestioni provenienti da echi lontani.
